Adelaide Trabucco

Adelaide Trabucco

"Comunicare attraverso l'arte" è la chiave interpretativa attraverso la quale Adelaide Trabucco ha presentato i dipinti di Arnaldo Prete e Francesco Zona, due studenti del Liceo Artistico "Andrea Sabatini" di Salerno. La loro insegnante di sostegno, la prof.ssa Gisolfi, è stata l'ispiratrice di un'esposizione ricca di fascino e di suggestione con la quale i due ragazzi, giunti al traguardo del quinto anno, hanno salutato la scuola il 28 maggio 2011 nella Sala Espositiva del Liceo Artistico Statale "Sabatini" diretto dal Preside, prof. Michele Sabino, sostenitore dell'iniziativa. 

   Accompagnato da uno scelto corredo iconografico, lo scritto allegato evidenzia con quanta limpidezza la mostra riveli come l'estrinsecazione della creatività artistica manifesti e assegni un valore aggiunto a soggetti nei quali talvolta rischia di essere offuscata la dignitas della dimensione umana presente in ogni persona in quanto tale. 

 

 

Comunicare attraverso l’arte

 

di Adelaide Trabucco

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 L’ostacolo iniziale che incontriamo nei nostri rapporti interpersonali si può riassumere nell’interrogazione: come è possibile comunicare? Arnaldo Prete e Francesco Zona hanno risolto la problematicità della comunicazione umana ponendo in essere una strategia che passa anche attraverso l’arte.

1.       FRANCESCO ZONA: Onde in fiore – 2011 – acrilici su tela

 

La loro esperienza creativa ha contribuito alla realizzazione di opere con una forte carica espressiva, significative di un’identità personale e di un lavoro svolto all’interno di un contesto familiare ricco non soltanto di estremo affetto e attenzione, ma anche di sollecitazioni culturali. Ha parimenti ricoperto un ruolo importante il contesto socio-educativo. Il percorso formativo scolastico di Arnaldo e Francesco si svolge nel contesto del Liceo Artistico Statale “Andrea Sabatini” di Salerno, dove sono stati seguiti dalla loro insegnante di sostegno, la prof.ssa Gisolfi, ispiratrice della mostra che presenta i loro quadri – iniziativa sostenuta dal Preside del Liceo, prof. Michele Sabino.

2. ARNALDO PRETE: Alla ricerca dell’azzurro – 2011 – acrilici su tela

  L’estrinsecazione della creatività rivela e assegna un valore aggiunto a soggetti nei quali talvolta rischia di essere offuscata la dignitas della dimensione umana presente in ogni persona in quanto tale.

   Ricca di fascino e di suggestione, l’esposizione testimonia come l’arte possa diventare il veicolo per la maturazione di attitudini e di competenze che si svolgono secondo percorsi misteriosi e imprevedibili non sempre codificati dalla scienza o semplicemente dall’esperienza, andando oltre le distinte peculiarità corporee o psichiche. 

 

                3. FRANCESCO ZONA: Albero in fiore – 2011 – acrilici su tela   

 

 

   I due allievi, che hanno raggiunto il traguardo della V classe liceale, hanno interagito per la realizzazione delle loro opere in particolare, oltre che con la loro insegnante, con gli insegnanti di Discipline Pittoriche che li hanno accompagnati nel corso degli anni:, senza tralasciare, anzi evidenziando il ruolo fortemente propositivo svolto dal gruppo classe, che li ha accolti, sostenuti e per certi versi coccolati, nonché dal Liceo in tutte le sue componenti.

 

   4. ARNALDO PRETE: L’oro e il bianco – 2011 – acrilici su tela


  
Non è azzardato ipotizzare che la presenza di Arnaldo e Francesco abbia portato negli interlocutori una trasformazione del proprio essere, affinandone la sensibilità e permettendo loro un rapporto il più possibile vicino alla situazione esistenziale dei due ragazzi.

   Sono opere di una grande vivacità e varietà espressive che attraverso un sicuro e innato senso estetico manifestano la gioia della vita e la bellezza e la problematicità dell’adolescenza. Lo riscontriamo nelle opere di Francesco Zona, il quale sembra predisposto verso una pittura puntiforme e grumosa, dove i pigmenti hanno una sorta di golosa corposità nella vivace e variegata formulazione cromatica che definisce con attenzione e forza gli aspetti della realtà che colpiscono l’autore. Francesco si rivela affascinato soprattutto dalla natura: i fiori, indagati non soltanto da lontano, ma anche a distanza ravvicinata, riprodotti con arditi e gioiosi accostamenti di colori freddi e caldi; gli alberi, sui quali risplendono i fiori come piccoli soli; le montagne, scure, ma illuminate dalla neve; e poi ancora il prato, il cielo, le onde, il sole. Degne di attenzione sono le interpretazioni di opere storiche come l’Urlo di Munch, o Notte stellata di van Gogh, o le Composizioni di Mondrian, o il dripping di Pollock, da lui realizzato in una raffinatissima creazione.

 

5. FRANCESCO ZONA: Le gocce – 2011 – acrilici su tela

 

   Parimenti ricca di incanto è la pittura di Arnaldo Prete il quale, nella scoperta e nell’indagine del colore, compie un percorso parallelo a quegli artisti che dal secolo XX indagano sulle componenti strutturali dell’opera, dal segno, alla linea, alla texture, al colore, al gesto. È proprio il metalinguaggio dell’arte che inconsapevolmente attira Arnaldo Prete e lo conduce a campiture monocromatiche dove le variazioni luministiche sono date dallo spessore delle brevi pennellate, accostate l’una accanto all’altra.

 

 

 6. ARNALDO PRETE: Il viola e l’oro – 2011 – acrilici su tela

   O, ancora, porta Arnaldo a scoprire la capacità significativa della larga pennellata che, densa di colore e vibrante, percorre lo spazio seguendo una gestualità espressionistica: nera, fino a coprire quasi il giallo del fondo; o viola, sull’oro che campisce la tela – un nero e un viola che invano tentano di sopraffare il giallo e l’oro della preziosità di vita che è in noi.

  

 

  

 

 

 

Salerno, 24 maggio 2011

 

 


Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 


 

 

L'icona della Madre di Dio della Tenerezza è stata scritta da Adelaide Trabucco nel 2005 per la ristrutturazione della Chiesa dedicata a Maria SS. del Carmine e San Giovanni Bosco in Salerno, ristrutturazione per la quale Adelaide Trabucco ha elaborato anche il progetto cromatico, e progettato e coordinato la realizzazione dei diversi interventi messi in opera.

   L'ubicazione dell'icona, a circa 17 metri di altezza, spiega le sue dimensioni: m. 2,40 (asse verticale) x m.2,10 (asse orizzontale). La sua forma ottagonale è pensata per essere collocata sull'arco trionfale che apre al presbiterio della Chiesa, relazionandosi nel contempo con la morfologia architettonica dell'edificio caratterizzato non da linee curve, bensì da linee rette e/o oblique.

   L'icona, seguendo una sensibilità ecumenica, si ispira al prototipo della Madre di Dio di Vladimir, sec. XII, appartenente all'iconografia della Madre di Dio detta Eleousa, la Misericordiosa, o della Tenerezza a motivo dell'affettuosità dei gesti tra la Madre ed il Bambino. Nell'immagine la purezza delle linee e la nitida essenzialità delle forme si uniscono ad una intensa comunicazione interpersonale tra la Madre di Dio e lo spettatore, il quale avverte fortemente su di sè lo sguardo materno, uno sguardo capace di ricondurlo nel mistero della Misericordia di Dio. La Madre, difatti, inclina lievemente il capo, a toccare la guancia del Figlio, il quale le corrisponde rivolgendole una carezza che la circonda amorosamente. E, in lei, abbraccia e consola ciascuno di noi, divenendo portatore ed operatore di misericordia e di amore.

Pubblicato in data: 15-01-2011

 

 

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

Lunedì, 09 Maggio 2011 14:15

La Madonna del giardino

All'Anno Mariano Diocesano celebrato nella Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno nel 1996 risalgono una serie di ricerche svolte da Adelaide Trabucco sull'iconografia mariana. Qui viene presentato, arricchito da un selezionato corredo iconografico, un articolo pubblicato su "Agire" (6 luglio 1996) che illustra come dall'interpretazione in senso mariano del Cantico dei Cantici, precisamente dal passo in cui l'amata viene chiamata Hortus conclusus, "Giardino sigillato" (Ct 4,123), nasce nel Tardo Medio Evo il tipo iconografico della Madonna del Giardino, o Madonna del Roseto, o Madonna dell'Umiltà.

   Adelaide Trabucco rileva che nella poetica medievale il giardino è uno spazio chiuso nel quale la natura ritrova la purezza originaria della Creazione. La Vergine regale, ornata dalle gemme di tante virtù, siede umilmente sul prato erboso rilucente di fiori del simbolico Hortus conclusus. Ella che, cantava san Bernardo di Chiaravalle, se piacque a Dio per la sua verginità, ne divenne la madre per la sua umiltà...

 

 

 

LIPPO DI DALMASIO: Madonna in umiltà - 1390 ca. - National Gallery, Londra

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

L’articolo pubblicato su Le Arti.news (n. 2-3, Marzo-Aprile/Maggio-Giugno 1984, Anno III) riguarda la mostra “Alfabeti” che presentava le opere di alcuni artisti iai quali Adelaide Trabucco rivolge la sua attenzione – Binga, Cattania, Conte, Varale – i quali privilegiano la comunicazione espressiva attraverso il segno. Gli artisti, pur nella loro individuale originalità, conducono una ricerca che coniuga il segno e/o la scrittura con la pittura.  

   L’esposizione itinerante venne realizzata nel 1984 presso le seguenti Gallerie d'arte: Arti Visive, Roma; La Seggiola, Salerno; Studio 85, Napoli; Centrosei, Bari.

 

 

 

 

 

 Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

 

 

 

 

Lunedì, 18 Aprile 2011 10:17

Informazioni

Adelaide Trabucco

Nativa di Agnone, l’Atene del Sannio, figlia di Erminio Trabucco, docente di Storia dell’Arte, artista, architetto, giornalista, potente e lirico cantore della bellezza, quale sintesi formale che rivela l’euritmia del cosmo; e di Mattea Messina, docente di matematica presso il Liceo Scientifico di Salerno, Adelaide Trabucco procede sulle orme culturali e artistiche dei genitori. Alla formazione al Liceo Classico, seguono la Laurea in Lettere e Filosofia (Università di Salerno) con una tesi in Storia della Critica d’Arte; e, con entusiasmo, l’insegnamento nelle Scuole Superiori delle discipline umanistiche e in particolare della Storia dell’Arte, dopo la vincita del Concorso a Cattedra per esami e titoli.

 Ha collaborato con quotidiani, settimanali e riviste specializzate; con la cattedra di Filosofia Teoretica del professore Marcello Caleo (Università di Salerno); ha curato cataloghi e mostre personali e collettive. Senza tralasciare l’insegnamento della Storia dell’Arte, ha nel contempo assecondato la sua vocazione spirituale ed artistica conseguendo il Grado Accademico di Magistero in Scienze Religiose accompagnato da una tesi critica su “La Cristologia di Dietrich Bonhoeffer”. Ha svolto attività di collaborazione e ricerca presso l'Archivio Storico Diocesano di Salerno, diretto da monsignor Vittorio Giustiniani. Ha frequentato il biennio iniziale dell’Accademia di Belle Arti di Napoli - Cattedra di Pittura del maestro Armando De Stefano. Ha approfondito la tematica della “scrittura” dell’icona, "finestra sul cielo", la quale avvicina l’anima a Dio e consente di passare dal tempo e dallo spazio quotidiani a un incontro con il tempo trasfigurato e redento in Cristo, Verbo di Dio Incarnato, seconda Persona della Santissima Trinità: il tempo del Regno dei Cieli. A tal fine ha seguito diversi Corsi di formazione: il più significativo, il Corso biennale Fondamentale di Iconografia presso la Scuola Iconografica di Seriate che, in contatto con i migliori iconografi russi, insegna le antiche tecniche della ‘scrittura’ di icone. 

Nel 2005 le viene affidato l’incarico di elaborare e seguire il progetto cromatico riguardante la ristrutturazione interna della Chiesa di Maria SS. del Carmine e S. Giovanni Bosco a Salerno, per la quale ‘scrive’ anche un’icona monumentale avente come prototipo la Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir. 

Nel 2012 pubblica il libro Memorie storiche e artistiche di Chiauci e delle sue Chiese, frutto di lunghe e rigorose ricerche condotte nell'Archivio Parrocchiale della Chiesa di S. Giovanni Evangelista nel borgo medievale fortificato di Chiauci, in Molise. Lo studio documenta la presenza della fattiva comunità della Terra Clavicorum, la Terra delle Chiavi, le sue antiche vicende storiche, la fede e la creatività, non soltanto artistica, che hanno caratterizzato i suoi abitanti. Il testo è accompagnato dalla Prefazione del Vescovo di Trivento, S. E. Domenico Angelo Scotti, e dalla Presentazione di mons. Domenico Antonio Fazioli, Vicario Generale della Diocesi. Il libro è corredato da un ricco apparato iconografico volto non soltanto a confermare i contenuti della ricerca, ma anche a comunicare attraverso le immagini quanto non sempre le parole sono capaci di esprimere. Il volume è stato presentato il 15 dicembre 2012 in Roma a Palazzo Valentini, sede della Provincia, nel prestigioso salone "Di Liegro".

Pubblica nel 2021 il libro-Catalogo “Erminio Trabucco. Le opere e i giorni” ove porta alla luce lo scambio osmotico tra la dimensione dell’arte e quella della vita in Erminio Trabucco, punto di riferimento culturale del Molise nel Novecento. Egli studia Arte a Isernia, poi a Firenze. Accompagna la creazione artistica alle partecipazioni alle mostre d’arte che incontrano gli apprezzamenti della critica e del pubblico, come si evince dalla documentazione pubblicata nel volume. Il testo è stato elaborato, difatti, seguendo il principio delle fonti primarie come essenziale strumento a disposizione dello storico per gettare qualche luce sul passato. Le testimonianze proposte provengono dall’Archivio privato fatto realizzare per il nostro Autore da sua moglie, la professoressa Mattea Messina, imperniato sul Fondo miscellaneo da lei costituito. Il Fondo abbraccia la corrispondenza epistolare, i progetti di architettura, i disegni, le fotografie, i cataloghi, gli articoli di quotidiani e riviste. Erminio Trabucco si dedica con passione anche all’insegnamento che svolge per 23 anni ad Agnone, l’Atene del Sannio, dove nell’immediato dopoguerra è uno dei fondatori del Liceo Scientifico. Scriveva Erminio Trabucco nel 1935 in una pagina autobiografica: <<È in me un istinto profondo, innato del realismo come concezione di vita e concezione di arte>> ( Manoscritto autografo, firmato e datato: “Erminio Trabucco Chiauci, 2 ottobre-21 novembre 1935”, b. 6, fasc. 12.2.). Erminio Trabucco rimane fedele a se stesso, pur operando in un contesto culturale e artistico ove, come è noto, dopo l’Impressionismo, l’arte si discosta dalla riproduzione oggettiva della realtà e della natura: le investigazioni degli artisti d’avanguardia conducono alla ricerca degli elementi costitutivi dell’arte, alle esplorazioni del suo metalinguaggio suscitando l’interesse sia da parte di molti critici d’arte, incuriositi dalle nuove modalità espressive, sia da parte delle gallerie alla moda, alla ricerca di nuove e diversificate fasce di pubblico e di mercato. Erminio Trabucco, non adeguandosi al conformismo dell’anticonformismo, e senza cadere nel descrittivismo, pericolo insito in ogni realismo, nella stessa pagina autobiografica precedentemente citata afferma: <<Sento che il senso del naturale, del vero anche nel colore mi imprigiona e mi soggioga>>.

Per Adelaide Trabucco la dimensione storica e artistica del passato, indagata senza mediazioni ideologiche, o politiche né, tantomeno, partitiche è ponte e radice per proiettarsi con slancio e consapevolezza verso il futuro, secondo le parole di san Paolo: <<Sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te>> (Rm XI, 18b). 

 
 

Lo studio sulla Risurrezione di Lazzaro, dipinta dal Caravaggio, é stato pubblicato nel 1997 sulla rivista Scienza e Sapienza, edita dall'Università di Salerno.

   Adelaide Trabucco vi  scopre il legame, sotterraneo ma presente, tra la risurrezione di Lazzaro e la morte di Cristo, in una Depositio che é già la Risurrezione nella quale non uno solo, ma tutti gli uomini risorgono.

   Vicinissima a lui, la Madre, la testa accanto al viso del Figlio. Prima di consegnarlo alla sepoltura, si china a dargli l'ultimo bacio. Bacio che é commiato, ma forse nascosta speranza di rinvenire un alito o un sospiro che smentiscano la morte, o che riannuncino la vita. Maria: Nostra Signora dei Dolori-e-Nostra Signora della Speranza. Signora della nostra Speranza, perché Signora della sua propria Speranza.

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

 

 

 

 

Proponiamo lo scritto del catalogo per la scultura dedicata a san Pio da Pietrelcina realizzata nel 2001 da Pier Francesco Mastroberti, medico e artista a tuttotondo, per gli Ospedali Riuniti "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" di Salerno ed ivi collocata. In quello stesso luogo qualche anno prima, la notte del 2 novembre 1995,  Dio operò una miracolosa guarigione per intercessione dell'umile frate cappuccino, destinata a rivelarsi decisiva per la causa di beatificazione del Santo.

 Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

Lo studio sull'opera Madonna del serpe o Madonna dei Palafrenieri di sant'Anna del Caravaggio è stato pubblicato nel 1996 sulla rivista Scienza e Sapienza edita dall'Università degli Studi di Salerno. Adelaide Trabucco rinviene nel dipinto un'interpretazione profonda ed ortodossa dell'Immacolata Concezione, un tema fra i più difficili a configurare iconograficamente, dovendo tradurre un evento invisibile che è un mistero soprannaturale. In Gn 3, 15, definito il Protovangelo perchè contiene il primo annuncio della redenzione dell'umanità, è scritto: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, / tra la tua stirpe e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno".

   Alla dinamica della riflessione teologica sul tema dell'Immaculata Conceptio si accompagna l'articolarsi dell'espressione iconografica. Caravaggio, allontanandosi dalla coeva interpretazione dell'Immacolata come la Mulier amicta sole, si riallaccia al Protovangelo. Il Bambino è il piedi davanti a sua Madre mentre, con un lieve cipiglio di concentrazione, con il suo piccolo piede nudo posato su quello della Madre, raffaellesca nella sua bellezza, le infonde la virtù per vincere il serpente. Lo splendore del corpo apollineo del Bambino viene esaltato dal rosso e nero delle vesti materne, in modo tale che il gruppo risulta essere la nota cromatica dominante del quadro, mettendo a fuoco nel contempo il centro tematico dell'opera.

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. 

Il presente studio pubblicato nel 1998 sulla rivista Scienza e Sapienza edita dall'Università degli Studi di Salerno, riguarda la Lettera Apostolica Salvifici Doloris scritta da papa Giovanni Paolo II nel 1984, della quale Adelaide Trabucco commenta alcuni passi di perenne attualità.

   Il Santo Padre, il quale a motivo dell'attentato di qualche anno primo, il 13 maggio 1981 in piazza S. Pietro, già era entrato nel tunnel della sofferenza che avrebbe attraversato fino in fondo, ci chiama a riflettere sul mistero della sofferenza umana: essa è mistero per la sua incomprensibilità, mistero per ciò a cui rimanda, mistero per i frutti che produce. Anche l'uomo nella sua sofferenza rimane un mistero intangibile. "Quale ne è la causa? E quale il suo scopo? Qual'è, infine, il senso?": è inevitabile la domanda che l'uomo pone all'altro uomo e, soprattutto, al suo Creatore.

   E il Signore risponde attraverso la Scrittura, istruendo gradatamente. Anzi, nel Vangelo è possibile riconoscere uno specifico Vangelo della sofferenza, scritto dal Signore Gesù con la sua propria sofferenza - e che continua ad essere scritto da ogni uomo sofferente unito con Gesù crocifisso. In quanto 'vangelo', ovvero 'buona notizia', il Vangelo della sofferenza dona la buona novella della forza salvifica e del significato salvifico della sofferenza. Il Signore Gesù risponde non con parole o con discorsi astratti, bensì concretamente con la sua propria sofferenza. Una risposta silenziosa che è anche una chiamata: partecipa anche tu con la tua sofferenza al riscatto del mondo, che si compie attraverso la mia sofferenza.

E la persona, insieme con la risposta, trova la pace del cuore.

 

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.  

 

Mercoledì, 06 Aprile 2011 14:22

L'icona della Madre di Dio di Vladimir

L'articolo, pubblicato sul settimanale Agire nel 1995 (24 febbraio) studia, seguendo una sensibilità ecumenica, la Madre di Dio di Vladimir, icona celeberrima per la sua bellezza ed intensità espressiva.

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.