Il presente studio pubblicato nel 1998 sulla rivista Scienza e Sapienza edita dall'Università degli Studi di Salerno, riguarda la Lettera Apostolica Salvifici Doloris scritta da papa Giovanni Paolo II nel 1984, della quale Adelaide Trabucco commenta alcuni passi di perenne attualità.

   Il Santo Padre, il quale a motivo dell'attentato di qualche anno primo, il 13 maggio 1981 in piazza S. Pietro, già era entrato nel tunnel della sofferenza che avrebbe attraversato fino in fondo, ci chiama a riflettere sul mistero della sofferenza umana: essa è mistero per la sua incomprensibilità, mistero per ciò a cui rimanda, mistero per i frutti che produce. Anche l'uomo nella sua sofferenza rimane un mistero intangibile. "Quale ne è la causa? E quale il suo scopo? Qual'è, infine, il senso?": è inevitabile la domanda che l'uomo pone all'altro uomo e, soprattutto, al suo Creatore.

   E il Signore risponde attraverso la Scrittura, istruendo gradatamente. Anzi, nel Vangelo è possibile riconoscere uno specifico Vangelo della sofferenza, scritto dal Signore Gesù con la sua propria sofferenza - e che continua ad essere scritto da ogni uomo sofferente unito con Gesù crocifisso. In quanto 'vangelo', ovvero 'buona notizia', il Vangelo della sofferenza dona la buona novella della forza salvifica e del significato salvifico della sofferenza. Il Signore Gesù risponde non con parole o con discorsi astratti, bensì concretamente con la sua propria sofferenza. Una risposta silenziosa che è anche una chiamata: partecipa anche tu con la tua sofferenza al riscatto del mondo, che si compie attraverso la mia sofferenza.

E la persona, insieme con la risposta, trova la pace del cuore.

 

 

 

Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.  

 

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