L'icona della Madre di Dio della Tenerezza è stata scritta da Adelaide Trabucco nel 2005 per la ristrutturazione della Chiesa dedicata a Maria SS. del Carmine e San Giovanni Bosco in Salerno, ristrutturazione per la quale Adelaide Trabucco ha elaborato anche il progetto cromatico, e progettato e coordinato la realizzazione dei diversi interventi messi in opera.
L'ubicazione dell'icona, a circa 17 metri di altezza, spiega le sue dimensioni: m. 2,40 (asse verticale) x m.2,10 (asse orizzontale). La sua forma ottagonale è pensata per essere collocata sull'arco trionfale che apre al presbiterio della Chiesa, relazionandosi nel contempo con la morfologia architettonica dell'edificio caratterizzato non da linee curve, bensì da linee rette e/o oblique.
L'icona, seguendo una sensibilità ecumenica, si ispira al prototipo della Madre di Dio di Vladimir, sec. XII, appartenente all'iconografia della Madre di Dio detta Eleousa, la Misericordiosa, o della Tenerezza a motivo dell'affettuosità dei gesti tra la Madre ed il Bambino. Nell'immagine la purezza delle linee e la nitida essenzialità delle forme si uniscono ad una intensa comunicazione interpersonale tra la Madre di Dio e lo spettatore, il quale avverte fortemente su di sè lo sguardo materno, uno sguardo capace di ricondurlo nel mistero della Misericordia di Dio. La Madre, difatti, inclina lievemente il capo, a toccare la guancia del Figlio, il quale le corrisponde rivolgendole una carezza che la circonda amorosamente. E, in lei, abbraccia e consola ciascuno di noi, divenendo portatore ed operatore di misericordia e di amore.
Pubblicato in data: 15-01-2011
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.
All'Anno Mariano Diocesano celebrato nella Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno nel 1996 risalgono una serie di ricerche svolte da Adelaide Trabucco sull'iconografia mariana. Qui viene presentato, arricchito da un selezionato corredo iconografico, un articolo pubblicato su "Agire" (6 luglio 1996) che illustra come dall'interpretazione in senso mariano del Cantico dei Cantici, precisamente dal passo in cui l'amata viene chiamata Hortus conclusus, "Giardino sigillato" (Ct 4,123), nasce nel Tardo Medio Evo il tipo iconografico della Madonna del Giardino, o Madonna del Roseto, o Madonna dell'Umiltà.
Adelaide Trabucco rileva che nella poetica medievale il giardino è uno spazio chiuso nel quale la natura ritrova la purezza originaria della Creazione. La Vergine regale, ornata dalle gemme di tante virtù, siede umilmente sul prato erboso rilucente di fiori del simbolico Hortus conclusus. Ella che, cantava san Bernardo di Chiaravalle, se piacque a Dio per la sua verginità, ne divenne la madre per la sua umiltà...
LIPPO DI DALMASIO: Madonna in umiltà - 1390 ca. - National Gallery, Londra
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L’articolo pubblicato su Le Arti.news (n. 2-3, Marzo-Aprile/Maggio-Giugno 1984, Anno III) riguarda la mostra “Alfabeti” che presentava le opere di alcuni artisti iai quali Adelaide Trabucco rivolge la sua attenzione – Binga, Cattania, Conte, Varale – i quali privilegiano la comunicazione espressiva attraverso il segno. Gli artisti, pur nella loro individuale originalità, conducono una ricerca che coniuga il segno e/o la scrittura con la pittura.
L’esposizione itinerante venne realizzata nel 1984 presso le seguenti Gallerie d'arte: Arti Visive, Roma; La Seggiola, Salerno; Studio 85, Napoli; Centrosei, Bari.
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Lo studio sulla Risurrezione di Lazzaro, dipinta dal Caravaggio, é stato pubblicato nel 1997 sulla rivista Scienza e Sapienza, edita dall'Università di Salerno.
Adelaide Trabucco vi scopre il legame, sotterraneo ma presente, tra la risurrezione di Lazzaro e la morte di Cristo, in una Depositio che é già la Risurrezione nella quale non uno solo, ma tutti gli uomini risorgono.
Vicinissima a lui, la Madre, la testa accanto al viso del Figlio. Prima di consegnarlo alla sepoltura, si china a dargli l'ultimo bacio. Bacio che é commiato, ma forse nascosta speranza di rinvenire un alito o un sospiro che smentiscano la morte, o che riannuncino la vita. Maria: Nostra Signora dei Dolori-e-Nostra Signora della Speranza. Signora della nostra Speranza, perché Signora della sua propria Speranza.
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Proponiamo lo scritto del catalogo per la scultura dedicata a san Pio da Pietrelcina realizzata nel 2001 da Pier Francesco Mastroberti, medico e artista a tuttotondo, per gli Ospedali Riuniti "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" di Salerno ed ivi collocata. In quello stesso luogo qualche anno prima, la notte del 2 novembre 1995, Dio operò una miracolosa guarigione per intercessione dell'umile frate cappuccino, destinata a rivelarsi decisiva per la causa di beatificazione del Santo.
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Lo studio sull'opera Madonna del serpe o Madonna dei Palafrenieri di sant'Anna del Caravaggio è stato pubblicato nel 1996 sulla rivista Scienza e Sapienza edita dall'Università degli Studi di Salerno. Adelaide Trabucco rinviene nel dipinto un'interpretazione profonda ed ortodossa dell'Immacolata Concezione, un tema fra i più difficili a configurare iconograficamente, dovendo tradurre un evento invisibile che è un mistero soprannaturale. In Gn 3, 15, definito il Protovangelo perchè contiene il primo annuncio della redenzione dell'umanità, è scritto: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, / tra la tua stirpe e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno".
Alla dinamica della riflessione teologica sul tema dell'Immaculata Conceptio si accompagna l'articolarsi dell'espressione iconografica. Caravaggio, allontanandosi dalla coeva interpretazione dell'Immacolata come la Mulier amicta sole, si riallaccia al Protovangelo. Il Bambino è il piedi davanti a sua Madre mentre, con un lieve cipiglio di concentrazione, con il suo piccolo piede nudo posato su quello della Madre, raffaellesca nella sua bellezza, le infonde la virtù per vincere il serpente. Lo splendore del corpo apollineo del Bambino viene esaltato dal rosso e nero delle vesti materne, in modo tale che il gruppo risulta essere la nota cromatica dominante del quadro, mettendo a fuoco nel contempo il centro tematico dell'opera.
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.
Il presente studio pubblicato nel 1998 sulla rivista Scienza e Sapienza edita dall'Università degli Studi di Salerno, riguarda la Lettera Apostolica Salvifici Doloris scritta da papa Giovanni Paolo II nel 1984, della quale Adelaide Trabucco commenta alcuni passi di perenne attualità.
Il Santo Padre, il quale a motivo dell'attentato di qualche anno primo, il 13 maggio 1981 in piazza S. Pietro, già era entrato nel tunnel della sofferenza che avrebbe attraversato fino in fondo, ci chiama a riflettere sul mistero della sofferenza umana: essa è mistero per la sua incomprensibilità, mistero per ciò a cui rimanda, mistero per i frutti che produce. Anche l'uomo nella sua sofferenza rimane un mistero intangibile. "Quale ne è la causa? E quale il suo scopo? Qual'è, infine, il senso?": è inevitabile la domanda che l'uomo pone all'altro uomo e, soprattutto, al suo Creatore.
E il Signore risponde attraverso la Scrittura, istruendo gradatamente. Anzi, nel Vangelo è possibile riconoscere uno specifico Vangelo della sofferenza, scritto dal Signore Gesù con la sua propria sofferenza - e che continua ad essere scritto da ogni uomo sofferente unito con Gesù crocifisso. In quanto 'vangelo', ovvero 'buona notizia', il Vangelo della sofferenza dona la buona novella della forza salvifica e del significato salvifico della sofferenza. Il Signore Gesù risponde non con parole o con discorsi astratti, bensì concretamente con la sua propria sofferenza. Una risposta silenziosa che è anche una chiamata: partecipa anche tu con la tua sofferenza al riscatto del mondo, che si compie attraverso la mia sofferenza.
E la persona, insieme con la risposta, trova la pace del cuore.
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.
L'articolo, pubblicato sul settimanale Agire nel 1995 (24 febbraio) studia, seguendo una sensibilità ecumenica, la Madre di Dio di Vladimir, icona celeberrima per la sua bellezza ed intensità espressiva.
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.
In occasione della memoria liturgica dell'Annunciazione, Adelaide Trabucco scrive un articolo, pubblicato sul settimanale "Agire" (23 marzo 1996) e qui riproposto accompagnato dalle immagini. Lo scritto prende in esame alcune iconografie antiche e poco note che hanno interpretato visivamente il dogma rappresentandolo in modo diverso, a seconda dei contesti culturali.
Gli artisti sin dall'antichità hanno trasposto in chiave figurativa i principi religiosi dottrinali dando vita ad un'iconografia teologica cristiana. Quando ancora il cristianesimo non era stato proclamato religio licita dall'imperatore Costantino, gli artisti affrescavano l'Annunciazione nelle Catacombe di Priscilla, nel III secolo. Qualche anno dopo il Concilio di Efeso del 431 che proclamava Maria Theotokos,"Madre di Dio", l'Annunciazione in S. Maria Maggiore a Roma sottolinea nella regalità degli abiti la particolare condizione di Nymphe anympheute, "sposa senza nozze".
Seguendo per la ricerca un'impostazione ecumenica, vengono esaminate nell'articolo le Annunciazioni bizantine dove la Vergine viene raffigurata mentre si trova non in casa, bensì di fronte ad essa, seduta o in piedi dinanzi a un trono gemmato, o, ispirandosi ai Vangeli apocrifi, mentre si trova vicino al pozzo dove sta per attingere l'acqua, ignara che da lei nascerà Colui il quale sarebbe stato egli stesso la sorgente d'acqua viva.
In questa sede non vengono presentate le Annunciazioni della grande tradizione rinascimentale italiana, che è tuttavia doveroso ricordare, dalle più famose come quelle del Beato Angelico a quelle meno note come l'Annunciazione di Giovanni Bellini nel Polittico di san Vincenzo Ferrer che vede la presenza dello Spirito Santo evocata dalla straordinaria presenza della tenda alle spalle della Vergine. Una tenda rossa come l'amore-Charitas e come il fuoco che simboleggiano lo Spirito Santo.Una tenda mossa dal vento, primo simbolo dello Spirito Santo: gli Apostoli a Pentecoste sentirono un rombo "come di vento che si abbatte gagliardo" e "furono tutti pieni di Spirito Santo" (At 2,2.4). O, ancora, l'Annunciazione del Perugino capace di trasmettere la sospensione incantata che l'Annuncio suscita nelle creature e nel Creato: lo vediamo nella Vergine delicatamente pensierosa, nelle soavi colline umbre in lontananza, nella fuga delle colonne di un'armoniosa architettura classica.
GIOVANNI BELLINI: Vergine annunciata - Polittico di san Vincenzo Ferrer - (part.) - 1464-1470 -
Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia
PIETRO VANNUCCI detto IL PERUGINO: Annunciazione - 1488-1490 ca. - Chiesa di S. Maria Nuova, Fano
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio.
PAOLA PATRIARCA: Porta di S. Francesco - anno 2016 - bronzo - Basilica Papale di S. Maria Maggiore, Roma - courtesy Paola Patriarca
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