Proponiamo il commento critico di Adelaide Trabucco dedicato allo scultore napoletano Annibale Oste (1942-2010) il quale tra il 1978 ed 1980 dedica la sua riflessione creativa allo spazio in quanto causa ed occasione di accadimenti che con esso interagiscono, come l'aria ed il vento. Lo scritto viene pubblicato nel 1981 sulla rivista trimestrale di arte contemporanea "lapis/arte" (n.° 4, dicembre 1981, anno II, pgg.10-12).
La firma dell'articolo presenta anche il cognome "Messina" come omaggio da parte dell'Autrice alla Madre, la professoressa Messina, vedova dell'artista Erminio Trabucco.
ANNIBALE OSTE: Ulisse - 1981 - marmo, resina, fibra di vetro - 290 x 85 x 54 cm - Collezione privata
L'artista Annibale Oste crea un’opera dedicata a Ulisse. È una scultura monumentale a doppia faccia: sul lato esterno si vela e si rivela la citazione di quella che è, a nostro parere, la stele funeraria dei primi decenni del V secolo appellata Stele Borgia. La denominazione le deriva dalla settecentesca Collezione Borgia di cui faceva parte, creata dal cardinale Stefano Borgia a Velletri, acquistata da Gioacchino Murat per il museo di Napoli durante il ‘periodo francese’ grazie a una trattativa con Camillo Borgia, erede della raccolta. É verosimile che l’artista partenopeo Annibale Oste l’abbia conosciuta proprio all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La stele funeraria raffigura un uomo con barba e corta chioma cinta da una benda; si regge a un lungo bastone puntellato sotto l’ascella sinistra. Le gambe, muscolose e possenti, e l’aryballos che pende dal suo polso rimandano, infatti, alla palestra e all’atletismo. Occupano lo spazio inferiore della stele un cane di razza levriere, raffigurato seduto di profilo, con testa sollevata rivolta all’uomo che con la mano destra gli sta porgendo un boccone di cibo. Dai succitati elementi si capisce come Annibale Oste al guerriero/atleta della Stele Borgia, il suo Ulisse, raffigurato alla fine del suo lungo e travagliato percorso con i segni della fatica e della lotta. Il levriero presente vicino al suo padrone nella Stele Borgia è immediatamente associabile e associato al fedele cane Argo, l’unico a riconoscere Ulisse quando egli ritorno ad Itaca. Nella scultura di Annibale Oste, Ulisse è nascosto dall'avvolgente mantello: egli si vela a noi, misterioso, ma dinamicamente proteso verso la conoscenza. Così è immortalato dai versi danteschi nell'invito che nella celebre terzina attraverso di lui Dante rivolge a ogni uomo, da Lui creato a sua immagine e somiglianza, e da Lui redento attraverso il suo Figlio Unigenito, il Verbo Incarnato nel grembo della Beatissima sempre Vergine Maria:
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"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"
Inferno, Canto XXVI, vv. 118-120